Ecco, come promesso, il profilo dell'autore della particolarissima preghiera riportata nel precedente post. Non meraviglierà che si tratti di un prete. Ma un prete molto particolare. Anzi, mi verrebbe da dire "un genio del linguaggio e delle lingue che incidentalmente, era anche prete".
Il ravennate Don Anacleto Bendazzi (1883-1982) è stato uno dei più incredibili personaggi che mai si siano dedicati all'enigmistica.
Finissimo latinista e grecista, conoscitore di varie altre lingue, passò la sua lunghissima vita fra scuola e biblioteca, usando sovente argomenti religiosi come tema per i suoi giochi letterari. Non ebbe mai incarichi pastorali perché ritenuto inadatto al rapporto con i fedeli, data la sua "eccentricità".
Basti dire questo: appena ordinato sacerdote fu destinato a fare il cappellano a Santerno, nei dintorni di Ravenna; ebbene, dopo aver ascoltato un po’ di confessioni durante la Settimana Santa, fu preso dal panico e scappò via, tornando a piedi a Ravenna. Ma se questo non bastasse c'è dell'altro: soleva procedere con il suo sguardo svagato, perfino quando sfilava nelle solenni processioni. Aveva sempre in tasca mozziconi di matite e foglietti perché se un’idea gli passava per la testa, zac, la infilzava al volo e la appiccicava sulla carta.
Quando celebrava la messa, saltava sempre l’omelia (sob!); inoltre tutti i giorni, alla stessa ora e con lo stesso percorso, faceva la sua passeggiata, pagando, si dice, per avere la compagnia del suo unico amico don Terzo Benedetti, ma senza scambiare una parola!
Evidentemente era un tipo molto taciturno. Mi viene da pensare che amasse così tanto le parole (che studiava, soppesava, combinava, calibrava nella sua mente quando non lo faceva per scritto) da considerare uno spreco buttarle via quasi a caso, per nient'altro che parlare del più e del meno con qualcuno. Quasi le considerasse delle pietre preziose da valorizzare incastonandole una ad una, non già mostrandole a manciate.
Collezionò ed inventò migliaia di frasi anagrammate, linee bifronti, acrostici, frasi bilingui, bisticci, definizione argute, etimologie spiritose, frasi doppie, frasi sibilline, motti e stranezze ingegnose d'ogni genere in italiano, in latino e in altre lingue. "Bazzecole andanti" le definisce don Bendazzi, anagrammando il suo nome
Era anche riuscito a scrivere una "Vita di Cristo in mille anagrammi", composta appunto da mille versi ciascuno diviso in 2 parti, l'una anagramma dell'altra. Tanto per capire vi si trovano chicche quali:
"mistica notte di Natale - atta a dolci sentimenti",
"il sermone de la montagna - dà l'insegnamento morale","Giuda Iscariota - dai guai a Cristo",
"ti dian incenso e gloria - di aneli canti, o Signore!"
Il tutto raccolto nelle "Bizzarrie letterarie", un libro che lui stesso pubblicò il 15/1/51 (data non casualmente palindroma, ovvero identica anche letta al contrario; di più, se scritta nel formatoanche omogrammatica ovvero identica anche ruotata di 180°!).
Un altro dei suoi scherzi da prete.
Un altro dei suoi scherzi da prete.
Non potevo quindi non ispirarmi molto indegnamente a lui con il titolo anagrammato di questo post (e anche con il titolo del post precedente, "Preci serene" che è una sciarada tripla (Preci serene, Precise rene, P recise rene).
In questo suo amore fu coerente fino alla morte: morì infatti a 99 anni (numero palindromo), appena in tempo per evitare di diventare “un prete secolare” – condizione disdicevole per un ecclesiastico, sosteneva scherzando.
E sembra che come epitaffio per la propria tomba abbia richiesto la scritta: Putredine - di un prete / storico di - Cristo Dio. Queste due coppie di anagrammi non sono però il suo ultimo scherzo da prete.
Morì infatti il . Proprio quello che avrebbe voluto: svanire in un omogramma...